semiconduttori supply chain globale

Il settore globale dei semiconduttori continua ad affrontare cambiamenti senza precedenti, ulteriormente aggravati dall’introduzione di nuovi dazi statunitensi che stanno mettendo a dura prova un equilibrio già fragile. In un contesto segnato da crescenti tensioni geopolitiche, l’aumento dei costi rappresenta solo una delle tante variabili in gioco. Le turbolenze in atto sembrano tutt’altro che concluse.

I nuovi dazi, annunciati come parte di una strategia più ampia per rafforzare la sicurezza economica americana, prevedono un’imposta di base del 10% su tutte le importazioni, con tariffe ancora più elevate verso paesi specifici. Il settore dei semiconduttori, già messo alla prova da interruzioni della supply chain e da pressioni normative, deve ora fronteggiare un clima di crescente incertezza, spingendo le aziende a rivedere le proprie strategie produttive e di approvvigionamento.

Le implicazioni sono ampie: rallentamenti nella produzione, aumento dei prezzi per i consumatori, e nuove tensioni commerciali internazionali. Negli Stati Uniti, cresce anche la preoccupazione per il futuro del CHIPS and Science Act, l’iniziativa federale volta a rilanciare la produzione di semiconduttori sul suolo americano. Il presidente Trump ha più volte criticato l’atto, preferendo l’approccio dei dazi a quello dei sussidi.

Ecco in sintesi cosa riporta Sourceability nel suo ultimo insight di mercato.

L’impatto dei dazi sulla supply chain dei Semiconduttori

Il 5 aprile 2025 è entrata in vigore una nuova ondata di dazi decisi dall’amministrazione Trump: una tariffa del 10% su tutte le importazioni, con aliquote maggiorate per i paesi con cui gli USA hanno forti disavanzi commerciali. L’obiettivo dichiarato è correggere gli squilibri del commercio internazionale e proteggere le industrie americane.

Le reazioni non si sono fatte attendere: i mercati finanziari hanno subito cali improvvisi, riflettendo le paure di una nuova escalation. Il 7 aprile, Trump ha minacciato ulteriori dazi del 50% contro la Cina, a meno che Pechino non ritiri le sue contromisure. La Cina ha risposto accusando gli Stati Uniti di “bullismo economico” e imponendo dazi di ritorsione. Anche l’Unione Europea, per voce della presidente Ursula von der Leyen, ha espresso disponibilità al dialogo, ma ha chiarito di essere pronta a rispondere con misure simmetriche.

Dopo l’imposizione di un dazio del 32% da parte dell’amministrazione Trump su una vasta gamma di esportazioni da parte di TSMC (esclusi i semiconduttori), il maggiore produttore mondiale di chip rimane cauto. Il New York Times ha evidenziato come l’applicazione di dazi ai semiconduttori sia particolarmente complessa, a causa della natura intricata della loro produzione e del profondo radicamento nella supply chain globale.

All’interno degli Stati Uniti, l’ambiente imprenditoriale è comunque preoccupato. L’investitore Bill Ackman ha parlato di un possibile “inverno nucleare economico”. Kimbal Musk, membro del consiglio di amministrazione di Tesla, ha affermato che anche se i dazi riportassero parte della produzione negli USA, i prezzi rimarrebbero comunque elevati a causa dell’inefficienza produttiva interna.

Le aziende del settore temono un aumento dei costi, difficoltà logistiche e rincari per i consumatori. Ciononostante, Trump resta fermo nella sua posizione, definendo i dazi una “medicina” necessaria per sanare squilibri strutturali.

Secondo gli analisti, l’instabilità e la volatilità del mercato persisteranno nel tempo, mentre le trattative internazionali si preannunciano lunghe e complesse.

Il futuro del CHIPS Act sotto l’amministrazione Trump

Il CHIPS and Science Act, approvato con ampio consenso bipartisan, ha attirato investimenti per oltre 400 miliardi di dollari nel settore dei semiconduttori negli Stati Uniti. Tuttavia, Trump ha criticato duramente l’atto, definendolo “una cosa orribile” e poco efficace nell’ottenere i risultati sperati.

Il 31 marzo 2025, Trump ha firmato un ordine esecutivo per la creazione dello United States Investment Accelerator, un nuovo programma all’interno del Dipartimento del Commercio. Questo organismo prenderà il controllo dell’ufficio del CHIPS Program e si occuperà di snellire i processi burocratici, favorendo investimenti superiori al miliardo di dollari, sia domestici che stranieri.

Secondo EE Times, il nuovo programma Investment Accelerator, istituito con un ordine esecutivo da Trump, aiuterà i produttori di chip a superare più rapidamente gli ostacoli normativi, consentendo di ridurre fino al 10% i costi di costruzione degli impianti negli Stati Uniti. Anche se il CHIPS Act non è stato formalmente abrogato, le sue regole sono state modificate.

Jeff Koch (SemiAnalysis) prevede che pochi, se non nessuno, dei sussidi previsti verranno effettivamente distribuiti. Solo le aziende strategiche per la produzione all’avanguardia o legate all’AI — come Intel, TSMC, Micron e SK hynix — potrebbero ancora ricevere forme di supporto fiscale.

Dan Hutcheson (Tech Insights) ha aggiunto che i sussidi per Intel e Samsung sono particolarmente a rischio, mentre le aziende più piccole, specializzate in tecnologie essenziali, potrebbero ancora ottenere i fondi previsti.

Malaysia sotto pressione

Nel tentativo di evitare i nuovi dazi, alcuni paesi stanno adattando le proprie politiche. È il caso della Malaysia, storicamente hub efficiente per il backend della produzione di semiconduttori, che ora si trova al centro di forti pressioni da parte degli Stati Uniti. Secondo il Financial Times, Washington ha chiesto al governo malese di rafforzare i controlli sull’export, soprattutto per impedire che chip AI ad alte prestazioni — come quelli di NVIDIA — finiscano in Cina.

Il Ministro del Commercio malese ha confermato che gli Stati Uniti vogliono assicurarsi che i server finiscano nei data center corretti e non vengano deviati altrove. Questo arriva mentre le autorità malesi stanno indagando su una spedizione di server AI, collegata a una società di Singapore sospettata di aver fornito 390 milioni di dollari in attrezzature statunitensi a destinazione della Cina, tra cui chip NVIDIA diretti alla società cinese DeepSeek.

La Malaysia, sede da anni di importanti operazioni di Intel, Infineon e Texas Instruments, rischia ora di dover fronteggiare costi operativi più elevati, tempi di consegna più lunghi e nuove esigenze di compliance, in particolare per i produttori impegnati nell’impacchettamento avanzato di chip, AI e componenti a uso difensivo. Le aziende dovranno valutare con attenzione le vulnerabilità della supply chain e preparare piani di emergenza per eventuali cambiamenti normativi.

La sfida per Kuala Lumpur sarà quella di conservare il suo ruolo centrale nell’industria globale, senza però compromettere i rapporti con Cina e Stati Uniti. La bilancia è fragile e richiede una gestione diplomatica attenta per non compromettere decenni di investimenti.

Tendenze di mercato: DRAM, NAND e memoria specializzata

Parallelamente, il mercato globale delle memorie sta vivendo forti oscillazioni, soprattutto a causa della crescente domanda legata all’AI e ai data center:

  • Prezzi dei chip di memoria: Si prevede un aumento del 10-15% nel secondo trimestre del 2025, dopo un periodo di prezzi stagnanti e domanda debole.
  • DRAM (DDR4 e DDR5): Prezzi in salita a causa della limitata disponibilità nel mercato spot. I fornitori stanno trattenendo le scorte, spingendo la domanda e i prezzi. Il prezzo medio del DDR4 1Gx8 3200MT/s è aumentato del 4,18%, passando da $1,580 a $1,646. I produttori stanno ricostituendo le scorte per prevenire ulteriori aumenti.
  • NAND Flash: Anche qui si osservano aumenti di prezzo. I wafer TLC da 512GB sono saliti del 2,21%, raggiungendo $2,775. Tuttavia, le transazioni sono rallentate per effetto dell’eccessiva pressione sui prezzi e delle ridotte disponibilità.
  • Memorie per automotive e industriale: I prezzi restano stabili grazie agli sforzi produttivi di aziende come Texas Instruments e Analog Devices, che stanno rispondendo bene alla domanda crescente.

Mentre i Componenti di potenza al carburo di silicio (SiC) restano costosi, sostenuti dalla domanda dell’industria EV, che ha superato il 30% di penetrazione di mercato. Operazioni strategiche come l’acquisizione da parte di Onsemi della tecnologia SiC JFET di Qorvo, e l’acquisto da parte di Microchip della startup Neuronix AI Labs, dimostrano il crescente focus sull’AI, la gestione dell’energia e l’edge computing.

Prospettive

Il mercato delle memorie continuerà a essere influenzato da dinamiche complesse lungo il 2025: le tecnologie emergenti, i cambiamenti normativi e le tensioni commerciali richiederanno una gestione proattiva della supply chain. Per aiutare le aziende ad anticipare i rischi e pianificare con efficienza, Sourceability mette a disposizione i propri strumenti digitali, come Datalynq, strumento di market intelligence per ingegneri e procurement, o Sourcengine, piattaforma e-commerce per componenti elettronici.

Redazione Assodel

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