A otto anni dall’avvento della crisi economica, il ritorno alla normalità sembra meno semplice e meno vicino del previsto, come si evince da una ricerca elaborata dal Sole 24 Ore e dal Centro Studi Sintesi sulle perfomance di dieci Paesi europei tra 2007 e 2014 e analizzata attraverso otto indicatori legati all’economia.
Ne risulta un insolito indice che misura la distanza in metri dalla superficie dell’acqua (il 2007) e vede ai poli opposti la Germania, ben salda alla terraferma a 3,1 metri dal livello del mare e la Grecia inabissata a 29,1 metri di profondità.

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L’impatto dell’onda non è stato simultaneo: la crisi tedesca è durata solo due anni (2009 e 2010), mentre Italia, Francia, Olanda, Gran Bretagna e Finlandia, hanno registrato un “tuffo” nel 2009, una moderata ripresa nel 2011 e una nuova caduta nel 2012. Considerando poi gli otto indicatori, vediamo che nessun Paese, Germania compresa, presenta tutti i valori positivi e la vera e propria zavorra resta il debito pubblico. Italia, Portogallo e Spagna sono le uniche nazioni ad avere tutti gli indici in peggioramento.

Nel Bel Paese, che si trova a 12,3 metri dal livello del mare, i cantieri fermi e la produzione industriale che stenta a decollare hanno portato il Pil verso il basso. Unico segnale di speranza, i prestiti alle imprese, anche se ciò non basterà a raggiungere la terraferma. Il secondo e terzo gradino del podio, dopo la Germania, vanno a Francia e Olanda, che hanno ottenuto uno sconto sul deficit dalla Ue con allungamento dei tempi di rientro al di sotto del 3% del Pil. Non sorprende l’ultimo posto della Grecia, con indici preoccupanti.