Solo cinque Paesi al mondo possono vantare un surplus commerciale manifatturiero superiore a 100 miliardi di dollari. L’Italia è uno di questi. Dal 2008 al 2013, l’export è aumentato del 16,5%, meglio di Germania (11,6%) e Francia (5,9%). In questo quadro di eccellenza, uno dei settori driver del made in Italy, con 53 miliardi di dollari di surplus nel 2012 e una prima stima di 70 miliardi nel 2013, è l’industria del machinery, terza nella graduatoria internazionale che misura il saldo della bilancia commerciale. Sopra l’Italia solo la meccanica tedesca e quella giapponese. Tanto che, su un totale di 496 prodotti, la meccanica italiana risulta essere prima, seconda o terza al mondo per attivo commerciale con l’estero in ben 235 casi.
E’ quanto emerge dal dossier 10 verità sulla competitività italiana – Focus sul settore Machinery realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison per Fondazione Ucimu. “L’Italia – si legge nel rapporto – è in crisi, una crisi profonda. Ma non è un Paese senza futuro. Dobbiamo affrontare problemi che vengono da lontano, che vanno ben oltre il pesante debito pubblico. E la crisi mondiale si è innestata proprio su questi mali. Rimediare non è facile, ma non è impossibile. Basta guardare con occhi nuovi al Paese e avere chiaro quali sono i nostri punti di forza”.