Il suo manifesto, nel 1919, inneggiava alla dinamica e alla velocità.
Essenza della modernità, esaltava ogni tecnologia da miscelare con luce e rapidità.
Allora, automobili e aerei erano i simboli di quella nuova “era” che il futurismo, primo movimento della nuova arte a esser nato in Italia, anticipava nella teoria e nei simboli.

 

Il futurismo della elettronica

Oggi, a distanza di poco più d’un secolo, e in un mondo drasticamente cambiato, l’elettronica con la sua pervasività è divenuto, lei, ora simbolo stesso della tecnologia che muta innovando. Così come luce e dinamica nei cambiamenti – nello sfogliare la stessa pagina sulla modernità – ne confermano i concetti. Se riflettiamo, è praticamente impossibile parlare del nostro sistema “mercato” senza utilizzare
qualcuna di queste password di accesso.
E, senza doverne prendere atto: qualunque sia il percorso da compiere.
Il come coniugarle in un’ottica di profittabilità è, conseguentemente, la questione che più criticamente impatta chi ne entra a far parte.

La dinamica dell’innovazione

L’elettronica genera “innovazione” a getto continuo. E la dinamica della sua offerta è la condizione prima per pilotare virtuosamente la sua riuscita nella penetrazione sul mercato.
Anche cambiando i termini, rimangono le nozioni di base. La dinamica dell’innovazione rende presto obsoleta qualsiasi proposta elettronica che, prima o poi, esce dal mercato.
Il mondo è una guerra che elimina i “tardi” e distrugge chi non si rinnova.
Il “chi si ferma è perduto” di Marinettiana memoria è una delle frasi che fa meglio “pendant” al credere, obbedire, combattere di Mussolini.
Futuristi o meno, questo è ciò che la situazione ci propone. Come risolverla è l’impatto che si deve affrontare. Giusto, a questo punto, indicare – ad appendice del trinomio “dinamica, elettronica, innovazione” – la ricerca operativa o scienza della gestione che analizza con modelli matematici e statistici l’ottimizzazione delle possibili scelte.
Ormai matrice della organizzazione nei Paesi industrializzati.

Dunque la questione (sul mercato) non è vivere in pace per chi vi opera: il che significa ottenere una “giusta” profittabilità senza contrasti.
Aspettativa che è poi, a ben guardare, comune a tutti (anche di quelli dotati di scarsa volontà); ma come fronteggiare l’ineluttabilità dei cambiamenti che intervengono sempre più rapidi.
La crescita dimensionale dei canali; gli accordi tra multinazionali che agiscono sulla filiera accordandosi complementariamente tra loro; gli investimenti finanziari e logistica a livello di sistemi Paese; il web stanno arando più che in profondità il campo dell’offerta azzerando
tutti quei terrazzamenti (le botteghe di una volta?) che la pazienza certosina di innumerevoli famiglie aveva creato per la propria sopravvivenza con secoli di duro lavoro. La soluzione, non c’è.
O meglio, non c’è una panacea che possa dare una risposta univoca e universale a un mondo in piena disarticolazione. La tentazione (il suggerimento) è di mettersi in corsa; di aumentare la rapidità con cui affrontare proposte e stimoli dell’ultima ora.
Correre più veloci dell’onda dello Tsunami e… anticipare sempre e comunque è possibile.

Lucciole o Led?

Wild Usa (del National Geographic) pochi giorni fa ha proposto, a noi spettatori, la visione di un bosco notturno. L’incanto di centinaia di lucciole che nel buio si cercavano attirate dall’intermittenza dei loro bagliori.
La (nostra) memoria di bimbo ci ha riportati ai giochi dell’infanzia e a una poetica di tutto ciò che è casa, calore, puro, bello. Affetto per i nonni e le tate; i primi amici, magari la bimba che rincorrevi con qualche (anticipato) prurito…
Tra le fronde del bosco, nella visione, palloncini multicolore si libravano anch’essi, altre scintillando e galleggiando tra i rami nell’accompagnare i corteggiamenti dinamici delle lucciole…
Quasi fossero Led… E mi sono impietrito pensando alle mie distorsioni tecnologiche!
Poi un palloncino si è posato vicino… con all’interno la flebile lucina prossima alla fine di un micro Led (da 3 cent su internet )… ispirandomi una (vecchia) esclamazione romana… AMMAZZ ate OH!

Potrebbe interessarvi anche:

L’editoriale sul Design & Retail – di Silvio Baronchelli

Laura Baronchelli

ASSODEL (Associazione Distretti Elettronica – Italia)

CF: 97719890150