Il mercato europeo dell’elettronica sta attraversando una fase complessa, caratterizzata da un periodo di contrazione, in contrasto rispetto al dinamismo mostrato da altre aree geografiche, come Stati Uniti e Asia. L’andamento del settore riflette quanto sta avvenendo a livello macroeconomico, che vede un’Europa (e una Germania in particolare) in sofferenza.
Nonostante l’Europa rappresenti storicamente un centro tecnologico avanzato, oggi si trova infatti in una posizione di svantaggio competitivo.
Questo divario appare ancora più evidente nel contesto globale, dove l’elettronica e i semiconduttori svolgono un ruolo chiave per la crescita economica e l’innovazione tecnologica. Di fronte alla continua espansione dei colossi asiatici e americani, il ruolo europeo nel mercato dei semiconduttori sta progressivamente diminuendo.
Durante l’incontro “Strategie 2025” promosso da Assodel lo scorso 7 novembre a Milano, Georg Steinberger, esperto di mercato e vice presidente di IDEA, ha evidenziato alcuni aspetti che stanno contraddistinguendo questa situazione. Rivedi il suo intervento
CRESCITA LENTA E RALLENTAMENTO COMPETITIVO
Secondo recenti proiezioni, l’Europa è destinata a crescere meno rispetto ad altre regioni del mondo, con una previsione di crescita per il 2024 che si attesta solo allo 0,8%, un dato inferiore sia a quello degli Stati Uniti che a quello dell’Asia e della Cina.
All’interno dell’Unione Europea, la Germania – storicamente traino economico della regione – contribuisce ulteriormente a questa stagnazione.
Settori Chiave: Intelligenza Artificiale e Comunicazioni
Mentre settori come il computing, i data center e le comunicazioni – trainati dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale – mostrano una crescita dinamica a livello globale, il mercato europeo dell’elettronica resta concentrato su settori tradizionali come Industriale e Automotive (attualmente in difficoltà) e ambiti più di nicchia come i sensori, l’energy e i dispositivi di potenza. Ambiti che, pur essendo importanti, non offrono le stesse opportunità di crescita di altri settori trainanti.
Guardando al contesto generale, gli Stati Uniti dominano attualmente quasi il 50% del mercato mondiale dei semiconduttori, mentre l’Europa si attesta al 12%. Questa disparità evidenzia una problematica di fondo: l’Europa, pur avendo alcuni leader di settore come ASML e Infineon, è sempre meno rilevante nel contesto globale dei semiconduttori. La quota di mercato europea viene superata anche da quella di Taiwan, una regione con una popolazione di appena 23 milioni di abitanti rispetto ai 450 milioni dell’Europa.
UN MERCATO CONCENTRATO NELLA MANI DEI GIGANTI DIGITALI
Un ulteriore aspetto critico è rappresentato dalla struttura della catena del valore nei semiconduttori, dominata in larga misura dai giganti tecnologici americani e asiatici. Il valore complessivo generato dai player tecnologici, stimato intorno ai 2,4 trilioni di dollari, è controllato quasi interamente da grandi aziende digitali come Google e Intel, lasciando all’Europa solo una piccola parte.
Nonostante la presenza di importanti aziende europee, come Bosch e Siemens, la loro incidenza nel mercato globale dell’elettronica si aggira attorno al 10%. Questo squilibrio pone l’Europa in una posizione marginale, con una ridotta capacità di influenzare le dinamiche globali della domanda e dell’offerta.
SFIDE PER LE AZIENDE EUROPEE
Questa situazione evidenzia una serie di sfide significative per le aziende europee. Serve una visione e una politica industriale di lungo respiro, che possa rivitalizzare il comparto.
Come dichiarato dallo stesso Mario Draghi in recente rapporto per l’Unione Europea, le cause del divario esistente tra Europa e Cina – Stati Uniti è in gran parte legato alla mancanza di digitalizzazione.
Se vogliamo diventare, o rimanere, una forza rilevante nel XXI secolo, dobbiamo crescere e mostrare maggiore unità nei nostri sforzi.
Le tre aree su cui si concentra il rapporto di Draghi sono:
- Divario di innovazione rispetto a Cina e Stati Uniti nella digitalizzazione.
- Decarbonizzazione competitiva: se vogliamo decarbonizzare l’Europa, dobbiamo farlo tenendo a mente la competitività. Non abbiamo un piano per combinare efficacemente i due obiettivi. Senza un approccio congiunto, non avremo crescita, e rischiamo di diventare, in futuro, una piacevole destinazione turistica, ma non più una potenza industriale come siamo stati in passato.
- Aumento della sicurezza e riduzione delle dipendenze: Draghi evidenzia la necessità di rafforzare l’industria della difesa. Al momento abbiamo troppi progetti di difesa a livello nazionale, e questo frammenta gli sforzi. Inoltre, sul fronte dei semiconduttori, siamo troppo dipendenti da regioni manifatturiere in Asia o da fonti di materie prime, anch’esse in Asia.
Le sfide da superare sono chiare: dobbiamo agire, perché obiettivi comuni senza azioni concrete non valgono nulla. Quindi, dobbiamo agire di più sulle questioni che abbiamo definito come strategiche per il nostro futuro.
Inoltre, dobbiamo creare un mercato unico. Sì, l’Unione Europea esiste, ma non è ancora un mercato unico. Ci sono troppe barriere per le aziende che vogliono commerciare liberamente oltre confine.
Infine, se ci sono questioni critiche come l’energia, non stiamo coordinando sufficientemente i nostri sforzi.
La dipendenza dell’Europa da regioni produttive asiatiche, in particolare per le forniture di semiconduttori e materie prime, complica ulteriormente lo scenario. Tale dipendenza limita la capacità dell’Europa di sviluppare una catena di fornitura autonoma e sicura, aumentando i rischi legati a tensioni geopolitiche e instabilità economica.
Nel suo intervento, Georg parla poi del ruolo della Distribuzione elettronica. Di come debba evolversi rispetto alle sfide emergenti per poter continuare a giocare un ruolo nella supply chain.