Negli ultimi decenni, alcuni settori manifatturieri hanno trasferito in parte o in toto le proprie capacità produttive al di fuori dei confini nazionali puntando verso Paesi a più bassi costi del lavoro,Cina in testa senza trascurare paesi più vicini come quelli definiti Near East (Polonia, Ungheria, Romania ecc.). Negli Stati Uniti questa migrazione era stata denominata “off-shoring”, a casa nostra “delocalizzazione”.
Perché si è partiti
Secondo l’Indagine Rapida effettuata su un campione di 107 aziende del club ANIE, circa il 30% delle imprese del campione ha dichiarato di aver intrapreso nel periodo 2009-2013 processi di localizzazione produttiva all’estero. Mete preferite Cina (31%) ed Europa dell’Est (31%) ma anche l’Africa del Nord e altri Paesi asiatici.
Secondo lo studio presentato dal “Uni-CLUB MoRe Back-reshoring Research Group”, le motivazioni che hanno guidato questa scelta sono la vicinanza al mercato finale e il costo del lavoro, ma anche la ricerca di regimi fiscali agevolati e di una burocrazia più agile si sono dimostrate buone motivazioni.
Perché si rientra
Mentre molti hanno avuto successo, altri hanno lottato con le difficoltà insite nella gestione di siti in altri Paesi: la barriera linguistica, i diversi regolamenti governativi, l’accesso a manodopera qualificata, le questioni salariali e delle valute, problemi di conformità fiscale, spese di trasporto/consegna ovvero della logistica, e, tra le altre cose, le preoccupazioni sulle proprietà intellettuali.
Sempre con riferimento ai dati dell’indagine già citata, circa il 10% della aziende ANIE che hanno risposto ha, nel periodo 2009-2013, avviato, o sta per avviare, un processo di back-shoring.
Tra le ragioni, il minore controllo sulla qualità legato anche alle barriere linguistiche, alla mancanza di personale qualificato, e quindi alla necessità di formazione e trasferimento di know-how, ma anche la necessità di vicinanza a ricerca e sviluppo (R&S) che guida e controlla la stessa qualità della produzione.
I costi logistici sono un’altra voce importante.
Il fenomeno, chiaramente, va ben al di là dei settori della Elettrotecnica ed Elettronica rappresentati da ANIE ma coinvolge tutte le tipologie manifatturiere. E per tutti si sta, anche se in diversa misura, vivendo lo stesso fenomeno della rilocalizzazione.
Secondo recenti studi realizzati dal professor Fratocchi e dal suo gruppo di ricerca “Uni-Club MoRe Back Reshoring”, l’Italia è il secondo Paese nel mondo per rimpatri produttivi, alle spalle solo degli Stati Uniti e quindi primo in Europa.
Maggiori approfondimenti sul tema nel prossimo numero di A&V Elettronica, non perdetelo!